Che
spettacolo guardare gli occhi dei bambini illuminati della gioia
contagiosa della meraviglia… e che peccato non poterlo riscontrare
con la stessa potenza nei grandi!
La
meraviglia, lo stupore, sono la porta verso il mistero del mondo,
sono i modi attraverso i quali si impara, si conosce la realtà. I
piccoli si meravigliano perché non danno il mondo per scontato. E’
una maniera di sapere che viene da dentro, non arriva dal
bombardamento di stimoli esterni. Ma occorre coltivare questo dono
divino dell’infanzia, poiché è l’unico, a mio parere, che da
adulti ci aiuterà a riconoscere la bellezza in tutte le sue forme!
Sul tema Catherine L’Ecuyer (canadese residente in Spagna e mamma
di quattro figli) ha scritto un libro appena tradotto in Italia:
“Educare allo stupore”. L’autrice, senza mezzi termini,
sostiene che l’eccessiva stimolazione, il sottoporre i figli ad un
bombardamento sensoriale smisurato, senza rispettare i tempi del
bambino, annulla la propensione allo stupore, all’immaginazione,
generando bambini svogliati e passivi, che si annoiano, apatici (di
un’apatia irrequieta perché assuefatti dal rumore di fondo dei
loro impegni). Bambini la cui principale motivazione proviene
esclusivamente da sollecitazioni esterne, non possono che diventare
iperattivi, nervosi, difficili da gestire, che cercano di richiamare
l’attenzione degli adulti violando le regole. Questo crea una serie
di conseguenze (se non veri e propri disturbi): difficoltà a
stabilire legami, riconoscere l’autorità, gestire la propria sfera
emotiva, con tendenze a volte violente. Quello che conta in verità è
la qualità della relazione, a cominciare dalla famiglia, che fa la
differenza nello sviluppo della personalità di un bambino e non solo
una stimolazione sensoriale eccessiva, nella speranza di costruire
cervelli migliori. Da qui il consiglio di rispettare i loro ritmi, i
loro limiti, il silenzio, l’innocenza. Privare il bambino dello
stupore, equivale a circondarlo di poca bellezza, a rubargli
l’infanzia.

Affinchè
anche gli adulti non divengano ciechi davanti alla bellezza del mondo
dovrebbero (come anche Gesù sottolinea nel Vangelo) riappropriarsi
di quel dono che ci apre la porta verso l’inesplicabile e che solo
lo sguardo del bambino sa attraversare, di quel desiderio di
conoscenza infinito, che è la capacità di meravigliarsi. Il mistero
non è ciò che non si comprende, ma ciò che non sapremo mai:
l’incommensurabile. I bambini tendono istintivamente ad accogliere
il mistero della vita, perché è ciò che mantiene vivo il loro
desiderio di conoscere e ne restano incantati perché scorgono
un’infinita opportunità di sapere. Einstein ha detto: ”La mente
intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele.
Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il
dono”. Ed è vero: instillando presto e contro natura atteggiamenti
ragionevoli e comportamenti adulti nel bambino, si uccidono in lui la
fantasia, la creatività, la capacità di stupirsi e di
meravigliarsi. I bambini, ed anche gli adulti, devono sentire il
bisogno di abbandonarsi alla meraviglia, imparare ad alzare lo
sguardo verso il cielo, guardare una lumaca trascinarsi, un fiore
crescere, una goccia di rugiada scivolare. Se educare allo stupore
significa educare il bambino alla bellezza e al mistero che lo
circonda, nell’adulto è necessario invece mantenere tale sguardo
per aprirsi al senso della vita.