martedì 10 dicembre 2013
ELOGIO DELLA LENTEZZA
Ho
sempre creduto ai benefici del “vivere” lentamente, considerando
soprattutto i ritmi frenetici a cui la quotidianità contemporanea ci
espone, costringendoci ad una vita vertiginosa che, a mio parere, ha
contribuito a creare una società sempre più nevrotica e ansiogena,
non posso che essere un sostenitore della lentezza, pur rendendomi
conto che dovremmo fare i conti con i sensi di colpa per il tempo che
apparentemente perderemmo…
Mi
è piaciuto il consiglio dello scrittore Luis Sepùlveda,( autore,
oltre che della gabbianella, il gatto e il topo, di una nuova fiaba
dedicata ad una lumaca che ribellandosi alla sua indole lenta,
scoprirà da sola che la velocità non aiuta a vivere meglio):
“Entrate in letargo, sarà produttivo!”.
Al
di là delle mode o di forme di protesta come Slowfood (che peraltro
condivido: mangiare solo frutta di stagione, recuperare la tradizione
in agricoltura senza interventi genetici, ecc.), e partendo dalla
considerazione obiettiva che alcuni luoghi, come quello in cui vivo
e in generale credo gran parte del Sud del mondo, sono certamente più
“compatibili” con il vivere la lentezza, penso che la grande
assente della nostra vita sia proprio questa dimensione essenziale
dell’esistenza, che ci dà memoria: la lentezza. Ne abbiamo paura,
vogliamo andare avanti,avanti e avanti, parliamo senza pensare, non
ci fermiamo a parlare, divoriamo ogni esperienza con una rapacità
bulimica, solo apparentemente multimediale, ma vuota, non riusciamo a
fissare veramente nulla, neppure i ricordi. E questo è un peccato
perché ci perdiamo le cose più importanti della vita, la velocità
deforma lo sguardo e ci rende sempre più insoddisfatti. Ad esempio,
dicono che Internet sia una forma di comunicazione velocissima, ma
per me è un modo di rapportarsi, la comunicazione è altro. Così
perdiamo la possibilità di fermarci e chiederci: è questa la
direzione che volevo? Come i versi del poeta Vladimir Majakovskij:
“Fermati, come il cavallo che intuisce l’abisso negli zoccoli,
sii saggio, fermati”. Solo in tal modo ci si può ritrovare, se
stessi, il rapporto con gli altri, autenticamente. Fatelo a casa,
fuori: ascoltatevi, fermatevi e ridete, sarà produttivo e consentirà
di recuperare un senso morbido del tempo, oltre che il valore delle
cose.
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