Viaggio nel Pollino:
la carovana è la mia mente, la strada sono le cose che amo, la meta è la mia terra e il viaggio è la mia vita

giovedì 4 novembre 2010

Dagli dei del Pollino a quelli della Sicilia Sud Orientale

Noto, patrimonio dell'umanità, è un piccolo gioiello barocco incastonato tra ulivi, mandorli, agrumi ed il mare trasparente che, dalla Riserva Naturale di Vendicari all'Isola delle Correnti, riflette la luce del sole. Anche le strade principali seguono il percorso del sole percorrendo la cittadina da est a ovest. La luce del tramonto accentua la tinta dorata e rosata della pietra calcarea locale con cui sono costruiti i maestosi palazzi, le chiese e la piazze. Ci accoglie, all'ingresso in città, la "fortezza" e la "fedeltà" rappresentate dalla torre e dal cirneco della Porta Reale, monumentale ingresso che richiama l'arco di trionfo.


Passeggiando per la cittadina veniamo travolti dalle inebrianti linee, curvature delle facciate, decorazioni, riccioli, volute, mascheroni, putti, parapetti, forme aggraziate e panciute che inondano lo spazio dalla chiesa di San Francesco all'Immacolata, al convento di Santa Chiara, Piazza Immacolata, Piazza Municipio, Palazzo Ducezio, Basilica del SS.Salvatore, fino alla maestosa Cattedrale o chiesa Madre di San Nicolò.

La bellezza della Sicilia Sud Orientale, da Ragusa a Siracusa, passando per Portopalo, Pachino e Avola, ci riempie l'anima di luce, gli occhi di vivaci colori, la bocca di dolci sapori e la mente di epiche storie e leggende.

venerdì 24 settembre 2010

I Pini Loricati di Serra di Crispo

 Il “cimitero dei dinosauri”, l’“Olimpo”, il “Giardino degli Dei” sono solo alcune delle espressioni usate per descrivere il “santuario” dei pini loricati di Serra di Crispo.

Appaiono immutabili nel loro secolare presidio ai monti del Pollino, ma anche loro si lasciano modellare dall'azione implacabile del vento, dell'acqua, della neve e del sole ed è proprio questo forse il segreto della loro bellezza, conservare la propria maestosità armonizzandola con gli elementi che la circondano.


Così spero del sentire che ho nel cuore in questa giornata con loro; che resti bello e potente, conservando la sua magia, pur mutando la sua forma con il passare del tempo.


venerdì 30 luglio 2010

Escursione Monte Pollino

L'aria mattutina di Colle dell'Impiso (m. 1.573) ci deve ancora ossigenare i polmoni e già la nostra ascesa al Monte di Apollo , ci offre uno spettacolare volo nel passato: dopo aver mosso i primi passi ci si imbatte, infatti, in numerose rocce calcaree-dolomitiche nelle quali, come diamanti, sono incastonate le Rudiste , resti fossili di molluschi, scomparsi 65 milioni di anni fa, vissuti nei fondali della Tetide, il mare che divideva i due grandi continenti primordiali che sarebbero poi divenuti la placca africana e la placca europea, che successivamente parteciparono scrivere l'interessante storia geologica del Pollino. Ci avviamo così lungo l'ombrato sentiero che, insinuandosi nel fitto bosco di faggi ai piedi del versante nord della maestosa Serra del Prete, ci conduce fino ai 1.665 metri della Sorgente Spezzavummola, il cui nome ne descrive l'acqua talmente fredda da spezzare la vummola, il tradizionale contenitore in terracotta.
Riprendendo il cammino, dopo la rigenerante sosta, usciamo presto dall'ombra del bosco e ci affacciamo sullo spoglio e soleggiato Piano di Gaudolino (m. 1.684), dove, più che dal sole, siamo abbagliati dalla vista ad est del Monte Pollino e a sud ovest della Serra del Prete; ci troviamo, infatti, praticamente sulla sella che li separa.

Abbiamo negli occhi l'immagine dei Pini Loricati, aggrappati al versante nord ovest del Monte Pollino, quando ci inerpichiamo lungo il sentiero che, tagliando in diagonale, con un dislivello di circa 300 metri, il versante ovest del Monte Pollino, attraversa prima il boschetto di faggi ormai diventato più rado e poi scala la gradinata rocciosa dove dominano le vallate sottostanti solo i maestosi Pini Loricati e ci conduce fino alla Grande Dolina del Pollino (m. 1.975), nevaio stagionale che fonde del tutto solo in avanzata stagione estiva e che a volte rimane perenne.

Da qui il paesaggio pietroso, interrotto dalla presenza isolata e solitaria di temerari Pini Loricati, ci conduce fino ai 2.248 metri della vetta del Monte Pollino.


Di qui godiamo di paesaggi la cui vista ristora abbondandemente dalla fatica della salita: ad est la morbida sella che dal Monte Pollino guida lo sguardo verso la maestosa Serra Dolcedorme, a nord i luminosi Piani del Pollino racchiusi tra le rocciose Serra delle Ciavole e Serra di Crispo, a sud ovest la verde Serra del Prete e tutto intorno le mille rigogliose vallate che conducono il pensiero alle nostre dimore che sembrano essere vegliate da queste cime imponenti con i loro antichi soldati.

venerdì 4 giugno 2010

Basilicata coast to coast


"signori e signore, trovatevi una passione, e andategli appresso fino in fondo!".

Questa massima di Rocco Papaleo, esprime il senso di "Basilicata coast to coast":
vivere la propria passione diventa strumento per la ricerca di se stessi e del rapporto con gli altri.
Per alcuni questa passione è l'amore per la propria terra.


giovedì 27 maggio 2010

Dagli Dei del Pollino a quelli della Sicilia: TAORMINA

Nel turbinio dei venti possenti, solchiamo le vorticose correnti di Scilla e Cariddi, ci lasciamo alle spalle le rive della ninfa che il dio marino amò così follemente da rifiutare la bellezza di Circe ed ammiriamo la terra, dell’altra ninfa vorace, con le sue ampie insenature che delicatamente modellano la riviera incorniciata dai monti disposti a semicerchio, piena di sole e di mare, di tramonti di fuoco, come il flutto bollente delle lave dell’Etna qui ormai incantevolmente pietrificate.
 In un susseguirsi di vivi colori e splendidi paesaggi, di profumi intensi e sapori decisi, tra distese di cactus, alberi di limoni ed aranceti, scopriamo la ridente città di Taormina ( o Tauromenion, toponimo, composto da Toro e dalla forma greca menein, che significa rimanere, che narra la storia di un popolo che decide di restare a presidiare la propria terra dal monte a forma di toro) e gli scenari unici degli antichi paesi ed incantevoli luoghi che gravitano attorno ad essa, incastonati, ai piedi dell'Etna tra ripidi pendii e l'azzurro dello Ionio, come Letojanni, Castelmola, S. Teresa, S. Alessio, Catalabiano, Isola Bella, Giardini Naxos, porta d'ingresso dei Greci in Sicilia. Passeggiando estasiati per i viottoli della città, definita delle passioni, degli artisti e dei pazzi, ove ognuno poteva restare e vivere come non osava nel proprio luogo di provenienza, scopriamo immortali tesori che appartengono al suo crogiuolo di cultura greco-romana, araba, barocca e medievale. Immersi nel trionfo del glorioso passato ne ammiriamo avidi le torri, i palazzi, i castelli che si affacciano sul mare, frutto di menti temprate dal culto della bellezza che rendeva stupefacente tutto ciò che esse semplicemente mettevano in opera. Con tale senso di devozione e di emozione esploriamo la magnificenza del teatro greco, rimaniamo sopraffatti, oltre che dall’eccelsa arte architettonica, dal panorama che si rivela davanti ai nostri occhi increduli: dal basso risalendo con lo sguardo verso l’alto, dall’immensità insondabile del mare alla cornice unica dell’Etna, quella cima bianca ed imponente che sovrasta il mar Ionio spiccando in tutta la sua grandezza come un antico Titano, ancora più caratteristica quando è immersa nel pieno dell’aurora in quell’atmosfera rossastra. Il silente inquieto vulcano, maestoso ed irrequieto, ospitale e generoso, ma che sa anche essere irruento e fragoroso, è sempre pronto ad incantare con la sua magia e mai sazio di sorprendere i suoi abitanti legati ad esso da un sentimento profondo fatto di passione e timore, amore e riconoscenza. Lo stupore di ogni visitatore prende il largo su ogni altra sensazione, le semplici parole non sono in grado nemmeno di sfiorare il dolce incanto che regna in questi luoghi, né il pensiero può cogliere interamente il fascino della natura che si impone in tutto il suo splendore.

Nel tepore accogliente dell’abbraccio di questa terra, accarezzati dalla lieve brezza marina, baciati dal sole, tra indimenticabili immagini, nell’emozione vibrante trasmessa dalla grandezza dell’opere antiche avvolte dall’azzurro del cielo, ascoltando l’inconfondibile suono dello spumeggiante incontro delle onde con i neri scogli, ci sentiamo vivi.

giovedì 6 maggio 2010

Dagli Dei del Pollino a quelli della Sicilia: LA VALLE DEI TEMPLI E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI SELINUNTE



....... gli occhi vengono inondati dagli azzurri flutti di Nettuno, il tepore dei raggi di Apollo e la dolcezza del soffio di Eolo accarezzano l'animo estasiato dalla bellezza dei luoghi e dei segni lasciati dalla grande civiltà che quì visse e vi innalzò opere eterne per le maestose divinità.


Approfondimenti:

giovedì 22 aprile 2010

Dagli Dei del Pollino a quelli della Sicilia: ERICE E IL CULTO DELLA BELLEZZA

Venere emerge dalla schiuma del mare e nuda, in tutta la sua grazia ed ineguagliabile bellezza, viene sospinta dal soffio di Zefiro, sul monte che, a breve distanza da quella spiaggia calda, si erge possente come un altare offerto alla Dea dalla madre terra.
Così questo luogo incarna l'idea dell'amore come energia vivificatrice, come forza motrice della natura.
L'irto monte Erice che si erge a picco stagliandosi sulla calda ed accogliente baia delle Saline trapanesi  non poteva che essere luogo di culto della fecondità e dell'amore. Il Castello di Venere, dove Enea nel suo viaggio si fermò per rendere omaggio alla Dea e dove si praticava la prostituzione sacra, allieta i sensi offrendo panorami mozzafiato. Tutto il borgo di impianto medioevale trasmette vibrazioni che sembrano provenire da secoli di vissuto che raccontano le storie degli Elimi, dei guerrieri che vi approdarono dopo la distruzione di Troia, delle battaglie tra Cartaginesi e Romani fino a quelle di mercanti, cavalieri, dame e principi Arabi e Normanni che agivano in questi luoghi pregni della bellezza della Dea che vi si venerava.


giovedì 25 marzo 2010

PROMESSE ELETTORALI: E' TESTA A TESTA A CHI LA SPARA PIU' GROSSA

Articolo di ANTONIO PELOSI, candidato a consigliere regionale della Basilicata nella lista IDEA, pubblicato sulla "NUOVA DEL SUD" del 22 marzo 2010 pag.6

"Pensavo (mi sbagliavo di grosso) che il tempo delle promesse era alle spalle; riscopro invece (è ancora la logica delle campagne elettorali) che da ogni lato ci si affanna a candidare la vincente: sarà quella dei mille tirocini formativi nella P.A. sotto la diretta gestione dell'assessorato alla formazione, sarà quella della dichiarata apertura dell'ufficio di collocamento virtuale (Io Sud) o quella ancora del bonus dei 200€ sulla benzina (Scajola) a titolo di risarcimento per i danni provocati dall'estrazione petrolifera.
Da tutte le parti (destra, sinistra, centro) si levano polveroni di chiacchiere (si chatta per stare nel linguaggio dell'informazione tecnologica) ancora nel segno della falsità, delle frottole, delle illusioni.
Bene si farebbe s stare con i piedi per terra vuoi per ridare fiducia ai cittadini, vuoi per meglio rappresentare le istituzioni le quali devono essere impegnate a preseguire con tenacia obiettivi legati ALLA TUTELA DELLE ACQUE DA NON PRIVATIZZARE, ALLE CENTRALI ELETTRICHE DA NON FAR CONVIVERE NEI PARCHI NAZIONALI E TERRITORIALI (CENTRALE DEL MERCURE) ALLA MERITOCRAZIA (NELLEE P.A. SI ACCEDE CON PUBBLICO CONCORSO) ALLA RICCHEZZA DISTRIBUITA (RIMODULAZIONE DELLE ROYALTIES oggi stabilizzate al 7% con caro benzina in Basilicata di almeno tre punti percentuali in più rispetto alle limitrofe regioni) alla tutela dell'ambiente, della sanità, dell'agricoltura, del commercio, del turismo..................
Forse dovremmo partire da qui!


mercoledì 17 marzo 2010

C'era una volta la città dei matti: la lotta per la libertà di Franco Basaglia


Qualche settimana fa sono stato stupito dalla televisione vedendo la fiction “C'era una volta la città dei matti”. Infatti considerato che di norma, operando esclusivamente secondo la logica dell’audience, propone solo squallidi format che fanno leva sulle miserie della nostra società e su illusori modelli che sembrerebbero essere in grado di superarle, ed essendo, tra l’altro, diventata strumento di regime, mi ha colpito che, con questa ed altre mini serie, la Rai si sia dedicata a temi di profonda valenza storico-sociale e di grande spessore etico-esistenziale.

La fiction “C'era una volta la città dei matti” è dedicata alla rivoluzione condotta da Franco Basaglia, padre della legge che nel 1978 portò alla chiusura dei manicomi e che cambiò il modo di intendere e curare le malattie mentali. Una svolta importante che fece dei “matti”, ritenuti irrecuperabili pericolosi da internare e sottrarre alla vista della società “normale”, dei pazienti, dei malati cui restituire dignità, identità, anima e quelle libertà individuali che erano state loro tolte e negate iniquamente. La cosa più importante era il profilarsi di un possibile reinserimento, ritorno, alla vita di relazione, seppur lungo, faticoso e non privo di contraddizioni sociali. Il contesto era quello dell’Italia degli anni 70, che dopo il faticoso dopoguerra, era travolta ed irretita dal boom economico e che non si poteva permettere rallentamenti nella corsa verso la crescita, dove i malati mentali oltre ad essere considerati degli inutili pesi, inadatti, inadeguati, risultavano essere improduttivi, non conformati alle leggi capitalistiche. Pertanto venivano reclusi in un mondo fatto di degrado, abbandono e solitudine, dove le uniche cure erano sedativi, “bagni calmanti”, gabbie, elettroshock, letti con le cinghie che unitamente alla detenzione forzata contribuivano a perpetuare lo stigma della loro alienazione. Tutto ciò nell’indifferenza, non curanza dei familiari e del mondo esterno, sociale e psichiatrico. Nulla si faceva per ascoltarli, dargli voce e quindi guarirli. Inoltre i manicomi fungevano da contenitori indifferenziali, in cui venivano raccolte ed ammassate forzatamente le più svariate tipologie di interdetti dalla società, dagli schizofrenici, ai depressi, dagli autistici agli epilettici, persino gli eccentrici, fino ai reduci della guerra che continuavano a vivere le inguaribili ferite dell’assurda, insensata, inaudita violenza nazi-fascista. Dinanzi a tanta sofferenza cominciò la lotta di Basaglia contro i “lager della mente”, al fine di riscattare e restituire dignità ai suoi pazienti, riconoscendoli innanzitutto come persone titolari di diritti civili. Ma non basta avanzare un diritto per affermarlo e così cominciò la battaglia, che portò alla legge 180/78, contro gli interessi forti della società italiana di psichiatria, l’opposizione dell’ambiente politico soprattutto cattolico e dei sindacati, l’insensibilità delle famiglie e della società civile. Fu ed è difficile affermare idee basate sull’amore per la diversità, ma le sbarre divelte del manicomio triestino di San Giovanni smisero di essere un simbolo e divennero una rivoluzione legale basata su un concetto che ancora oggi è scritto sul muro esterno del San Giovanni, un tempo barriera inviolabile: “la libertà è terapeutica”. Ma anche oggi è fin troppo evidente che dobbiamo ancora imparare ad aiutare attraverso l’amore chi ne ha bisogno, nella consapevolezza che il contatto con la diversità non può che arricchire tutti e magari rendere migliori coloro che si considerano “sani” e “normali” e che, in realtà, troppo spesso sono essi stessi ad essere inabili, perché non sanno dare e non sanno prendere.

venerdì 12 febbraio 2010

AVATAR: altro che fantascienza

"loro non possono capire.....hanno ucciso la loro stessa Madre".
Solo se l'uomo imparerà a stabilire un contatto, a "vedere", a cercare l'armonia, con tutti gli altri esseri viventi potrà cambiare questo sistema basato sulla visione utilitaristica di ciò che lo circonda ed evitare l'autodistruzione. 

"noi ci adoperiamo con ardore a sfuttare tutte le forze dell'universo per aumentare sempre più la nostra potenza; ci azzuffiamo per le sue ricchezze, lo trasformiamo in un campo di feroci contese. Ma eravamo nati per questo, per badar ad accresere solo i nostri diritti di proprietà sul mondo e ridurlo a mercanzia posta in vendita? Quando la mente nostra si rivolge tutta solo ad utilizzare le cose del mondo, questo perde il suo vero valore per noi. Con le nostre sordide brame noi lo deprezziamo; per tutta la vita non ci preoccupiamo che di riuscire a mantenerci a carico suo e perdiamo quindi il senso della sua verità, come un bambino ingordo che strappa i fogli di un libro prezioso per inghiottirli........così l'uomo ha perduto il suo più alto valore per diventare un oggetto qualunque, talvolta è considerato unicamente come corpo che può essere venduto.
Di conseguenza le nostre brame, la nostra avidità, il soverchio amore del nostro comodo, arrivano a ridurre l'uomo al suo più basso valore. I nostri desideri ci rendono ciechi verso la verità che è nell'uomo e questa è la pù grande ingiuria che noi possiamo fare all'anima nostra, poichè offusca la nostra coscienza ed equivale ad un lento suicidio spirituale. Da ciò derivano le brutte piaghe della civiltà , come i metodi organizzativi di sfruttamento delle razze straniere, privandole del diritto di governarsi da sè e di provvedere al proprio sostentamento e sviluppo. Certamente l'uomo deve essere utile al suo simile, essendo il corpo umano una meravigliosa macchina e la mente un organo di sorprendente potenzialità; ma l'uomo è anche spirito e lo spirito si rivela nella sua verità solo per mezzo dell'amore. Quando apprezziamo un uomo in base all'utile che pensiamo di ricavarne, noi ne abbiamo una conoscenza imperfetta e tale nostra deficienza ci rende ingiusti facilmente verso di lui........quando invece lo conosciamo come essere spirituale lo consideriamo parte di noi stessi; immediatamente allore comprendiamo che il male fatto a lui è fatto a noi stessi, che il voler deprezzare il nostro simile è defraudare la nostra umanità e che cercando si servirci di esso unicamente per il nostro tornaconto, acquistiamo in ricchezza ed agio ciò che perdiamo in conoscenza della verità"



domenica 7 febbraio 2010

Monte Sirino: magie dell'inverno

Le vette, le pareti alberate e gli avvallamenti, i tuoi fianchi sinuosi,
il bianco e luminoso manto innevato, la tua candida pelle,
l’immensità e la trasparenza del cielo, i tuoi occhi profondi,
il sole dorato, il tuo luminoso sorriso,
i possenti alberi, le braccia protese del tuo caldo abbraccio,
l’aria pura e fresca, il tuo passionale respiro,
il sussurrio del vento, le tue dolci parole,
la gioia che sento, la bellezza del tuo animo,
grazie Monte Sirino per avermi donato attimi di paradiso.
“Dolce sentire come nel mio cuore
ora umilmente sta nascendo amore
Dolce capire che non son più solo,
ma che son parte di una immensa vita
che generosa risplende intorno a me ………"
(San Francesco d’Assisi – Dolce Sentire - Fratello Sole e Sorella Luna)

mercoledì 27 gennaio 2010

27 gennaio Giorno della Memoria

Pensiamo ogni giorno all'orrore al quale ha condotto un'idea basata sulla discriminazione e sulla diseguaglianza tra esseri viventi. Ciò, purtroppo, non appartiene solo al passato, ancora oggi ci sono movimenti politici che, invece di cercare di appianare gli squilibri esistenti, fanno leva sulle differenze tra bianchi e neri, nord e sud, immigrati e padani, cattolici e musulmani, ricchi e poveri.


Voglio ricordare e sperare attraverso quel capolavoro che è la Costituzione della Repubblica Italiana (che qualche assurdo politicante attacca in continuazione):
Art. 3
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Naturalmente il tutto esteso ad ogni essere umano e non solo riferito ai cittadini.

Accendi una candela per ricordare: http://www.hmd.org.uk/

Il Monachesimo Italo-Greco nel Parco del Pollino

Tra i tanti luoghi meravigliosi, che caratterizzano il territorio di Viggianello, affascinante borgo medioevale, la sorgente del Fiume Mercure è uno di quelli che offre un mistico connubio tra storia, natura e spiritualità. Incanta, la vista dell’acqua che sgorga tra le rocce e defluisce spumeggiante in una piccola diga a valle della quale restano i ruderi di un antico mulino e a monte un vecchio impianto di risalita esempio di opera idraulica del periodo fascista. Questi interessanti segni di archeologia industriale sono circondati da una rigogliosa vegetazione e dalla quiete del gorgoglio dell’acqua, proprio questi elementi indussero i monaci italo-greci a scegliere le grotte naturali, esistenti in prossimità della sorgente, come luoghi per la ricerca della percezione divina. Queste grotte, unitamente ad altre lauree, cenobi, eremi, monasteri e strutture religiose di chiara derivazione bizantina di cui è costellata l’intera area della Valle Mercure-Lao, sono una delle testimonianze dell’esistenza della Provincia Monastica del Mercurion che, localizzata al confine tra Calabria e Basilicata, lungo quella che oggi come allora è una delle bellissime valli del Parco del Pollino, nacque tra l’VII ed il X secolo, dalla necessità del monachesimo greco di rifugiarsi dalle scorrerie costiere dei Saraceni e dalla persecuzione iconoclasta.

Penso a chi in questi luoghi si ritirava per cercare un contatto divino e nella luce del sole che si riflette sulle lucide foglie, nella trasparenza dell’acqua che mormora la sua dolce melodia, nella quiete racchiusa tra le antiche pareti scavate dal tempo nella roccia, nella bellezza della vallata, che si apre ai miei piedi, circondata dalle imponenti montagne, nella potenza degli alberi d’ulivo, nel dolce battito di chi mi sta accanto, mi sento vivo e sono invaso da un senso di pace e percepisco nella natura l’amore della forza divina.

venerdì 15 gennaio 2010

Stefano Gioia: la forza di seguire il cuore

Stefano Gioia di Laino Borgo aveva deciso di dedicare la sua vita ad una grande passione, era infatti una Guida Rafting.  Proprio da Guida ha agito il 06 gennaio 2010, giorno in cui ha perso la vita nel fiume cileno Futaleufù, salvando uno dei membri del gruppo con il quale faceva rafting.
Anche grazie a lui negli ultimi anni si è sviluppata questa fantastica attività sportiva lungo il Fiume Mercure-Lao, che scorre nella omonima valle nel cuore del Parco del Pollino. (Peccato che qualche Amministratore poco lungimirante avvalli progetti scellerati, come la riattivazione della Centrale Enel del Mercure, che potrebbero distruggere iniziative come quasta che si basano su possibilità di sviluppo sostenibile)


Lo conoscevo poco, ma se solo sfiorandomi mi ha donato così tanto non può essere che per la ricchezza d'amore del suo animo.
Facciamo come lui, ascoltiamo il nostro cuore che ci saprà dire cosa fare per essere felici. Grazie Stè.